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Storia della Pittura: gli Affreschi II

I Maestri Italiani dell'Affresco

 

Gli affreschi più conosciuti al mondo vennero creati dai grandi maestri Italiani dell'arte: Giotto, Michelangelo, Raffaello, Tiepolo. 

Gli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni, a Padova (1305-06) rivoluzionarono l'immagine stessa del Cristo e la sua rappresentazione, attraverso l'umanizzazione della sua sofferenza. I grandi capolavori Rinascimentali, primo fra tutti la Cappella Sistina di Michelangelo (1508-12) e la Scuola di Atene di Raffaello, in Vaticano (1510-11) sono conosciute ai più per la loro maestosità, bellezza ed espressività pittorica; le opere del Tiepolo, create in pieno periodo Rococò, nel 1700, hanno invece la leggerezza e la giocosità della danza. In altre parole, non c'è visione artistica o stile che l'affresco non abbia incarnato ai livelli più elevati, sia dal punto di vista tecnico, sia emotivo.  

 

Il maestro nascosto: Cimabue

 

 

Giotto, il fondatore della pittura moderna

 

Crocifissione di Giotto 

 

Giotto, da molti considerato il padre della pittura moderna, ha prodotto la maggior parte delle sue opere con la tecnica dell'affresco. Per molti, l'esempio più alto della sua arte sono i cicli affrescali Francescani di Assisi, nelle Basiliche Superiore ed Inferiore dedicate a San Francesco. 

Giotto visse il grande revival dell'affresco che attraversò l'Italia nel XIII e nel XIV secolo, e venne grandemente influenzato dal suo maestro, Cimabue. Benché molte fossero le tecniche pittoriche in voga, l'affresco fu certamente quella più utilizzata nell'Italia del XIV secolo; se volete vedere un esempio di affresco trecentesco in stato di conservazione pressocché perfetta, la sopra citata cappella degli Scrovegni a Padova è certamente il posto ideale per farlo: qui, gli affreschi di Giotto sono preservati al meglio e il visitatore può apprezzare appieno la bellezza della composizione, del colore e la tecnica del maestro. Per produrre l'opera, Giotto utilizzò sia buon fresco che affresco a secco: con il primo metodo, i colori sono applicati sull'intonaco bagnato, mentre con il secondo vengono usati sulla parete secca, attraverso l'utilizzo di un collante per il colore. A causa della complessità della composizione, è molto probabile che Giotto, prima di dipingere l'affresco, avesse creato molteplici disegni preparatori e schizzi: la natura stessa della tecnica affrescale rendeva – e rende tutt'oggi – molto difficile correggere gli errori, motivo in più per elaborare l'opera con cura "a tavolino", prima di trasporla sulla parete.

 

Ma perché Giotto è considerato così essenziale nella storia dell'arte Italiana e mondiale? 

Giotto, allievo del già innovatore Cimabue, non solo condivise, ma sviluppò i cambiamenti proposti dal suo maestro: con Giotto, le figure divengono finalmente plastiche e tridimensionali, abbandonando completamente la ieraticità della pittura greco-bizantina. Emozioni ed espressività vengono esaltate nella sua opera che, attraverso gli insegnamenti del Cimabue, si ricongiunge all'arte visiva di epoca Romana, quando movimento ed espressione erano fondamentali. Anche la rappresentazione dello spazio cambia, diventando più realistica, così come cambiano i colori, che dal preponderante oro della pittura Bizantina, si trasformano in blu, rossi e rosa. 

 

 

Tiepolo: espressione di opulenza ed incertezza

 

 

La Venezia di Giambattista Tiepolo era una Venezia in declino, almeno dal punto di vista politico ed economico. Dopo secoli di splendore, la Repubblica di Venezia aveva perso la supremazia dei mari, a causa della conquista turca di Candia. L'Impero Asburgico aveva limitato le possibilità di commercio via terra per i veneziani, che persero così gran parte delle loro tratte commerciali. In più, Venezia si ritrovò brutalmente ridimensionata anche dal punto di vista politico, ignorata largamente dalle nuove alleanze continentali per il potere in Europa. 

La situazione era tragica, ma i veneziani non vollero accettarlo o, molto più probabilmente, vederlo. Le famiglie nobili della Serenissima continuarono ad esibire uno stile di vita ricco e decadente. La realtà delle cose veniva vista come un incubo lontano, mentre i ricchi veneziani continuavano a vivere nel lusso sfrenato e nel ricordo del passato: è proprio in questo periodo che i canoni estetici dell'antica Grecia e di Roma ritornano in auge, e che il ricordo della grandezza dei Classici entra con prepotenza anche nell'arte e nella letteratura. 

Questo coprirsi gli occhi per non vedere la realtà era tipico specialmente della nobiltà. La gente comune era ben consapevole dei cambiamenti e della tragicità della situazione. Come spesso accade tra le classi meno abbienti, la paura della decadenza veniva esorcizzata attraverso l'ironia e il dissacrante: fu così che nacque il Teatro dell'Arte, il palcoscenico dove tutte le tipiche maschere di Carnevale italiane vennero alla luce: le paure ed i difetti umani venivano stereotipizzati e trasformati in caricature (le maschere, per l'appunto) che, con il loro interagire, dipingevano l'evoluzione della vita e delle paure degli uomini, facendo sorridere. 

Questa dicotomia tra realtà ed espressione della realtà (che fosse quella classicheggiante e negazionista della nobiltà, o quella realista e dissacrante dei popolani) non fu mai più evidente che nell'opposizione tra Tiepolo padre e Tiepolo figlio. Giambattista, padre e grande pittore d'affreschi, amava la grandiosità classica e la mitologia; suo figlio Giandomenico fu un creatore e decoratore di maschere per il Teatro dell'Arte tra i più conosciuti. 

Tiepolo padre nacque a Venezia il 5 Maggio 1696, ed era il più giovane di sei figli. Di famiglia benestante, Tiepolo padre fu apprendista, inizialmente, nella bottega di un maestro veneziano minore, ma si avvicinò presto all'estetica cupa e tormentata del realismo tipico del XVII secolo. A vent'anni, dipinse Il Sacrificio di Isacco e Il Martirio di Bartolomeo. Dopo questi primi due lavori, però, abbandonò tale cupezza di contenuto e stile per abbracciare, invece, un più libero utilizzo di colori vivaci e sfumature, diventando uno dei maestri dell'arte affrescale Italiana. La chiesa veneziana dei Carmelitani Scalzi è uno dei suoi lavori più significativi da questo punto di vista: per la prima volta nel XVIII secolo, il cielo viene dipinto per apparire libero e luminoso, le figure sono danzanti e in movimento, immerse in uno sfondo impreziosito da particolari preziosi. 

Tiepolo diventa così il pittore del cielo e delle nuvole, degli angeli e dei personaggi in movimento. 

In accordo con il gusto del secolo, anche lui presto venne attratto da soggetti mitologici e classicheggianti, spesso enfatizzati da paesaggi eleganti e fantasiosi: nemmeno la sua bellissima Venezia riuscì a fornire al Tiepolo sufficiente ispirazione, perchè i suoi paesaggi ebbero sempre molto poco di reale. Trasse invece ispirazione dalla letteratura, dalla storia e da quelle atmosfere mitiche necessarie per fuggire dalla bruttezza della realtà che all'epoca lo circondava. 

 

 

L'affresco oggi

 

Affreschi all' Escorial di Madrid

 

L' affresco è oggi conosciuto ed apprezzato da tutti anche come oggetto di arredamento. L'importanza, per la sua riuscita ad alto livello, della maestria dell'artista e della qualità dei materiali, lo rende particolarmente amato da tutti coloro che non apprezzano l'arte da catena di montaggio tanto in auge al giorno d'oggi. Ovviamente, la bellezza e la maestosità dell'arte affrescale del passato non può che enfatizzare la magnificenza di questo stile e renderlo, ancora oggi, un prezioso strumento per la rappresentazione della bellezza.