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Storia della Pittura: gli Affreschi I

L'affresco nella preistoria e nei primi secoli della storia dell'uomo

 

Dalla preistoria ad oggi, lo sviluppo dell'arte ha sempre riflesso quello della società e dei suoi luoghi. 

Anche l'evoluzione delle tecniche d'affresco è riflesso di momenti storici ben definiti e della loro influenza sulla produzione artistica ed i suoi stili. L'affresco è una tecnica pittorica molto antica, che si è evoluta attraverso i secoli. I Greci ed i Romani amavano questo tipo di pittura, ma l'uomo cominciò ad usare forme di "affresco" molto prima di loro. 

 

I primi esempi di pittura murale sono stati rinvenuti in una grotta di Chauvet, in Francia, e pare siano stati eseguiti non meno di 30 mila anni fa. Più o meno 15 mila anni fa, invece, furono le genti di Lascaux, sempre in Francia, e Altamira, in Spagna, a creare pitture "affrescali" nelle grotte. Benché eseguiti con tecniche rudimentali e su pietra non trattata, questi primi esempi di rappresentazioni murali sono testimonianza di quanto profondamente legata all'idea del disegnare e dipingere su un supporto murale sia la creatività umana: questi sono dipinti eseguiti sulla roccia nuda, molto espressivi nella loro semplicità, le cui figure principali erano animali come cavalli, bisonti, orsi, leoni, mammut e rinoceronti. Perché dipinti su una superficie secca, oggi li definiremmo affreschi a secco. Questa tecnica è quella, per esempio, utilizzata da Leonardo per dipingere L'Ultima Cena. 

 

Nel 1500 AC, le tecniche pittoriche si erano già evolute al punto che gli artisti dell'epoca dipingevano ormai sulla calcina fresca, proprio come si fa oggi. Questo, ovviamente, non comportò solo cambiamenti notevoli nello stile e nella tecnica artistica, ma anche nella selezione delle locations per le opere, che aumentavano a dismisura perché non più necessariamente legate alla presenza di una parete naturale adatta. 

Gli esempi di affresco "a fresco" più antichi provengono dall' isola di Creta e, più precisamente, dal palazzo reale di Knossos. Il più famoso di tutti rimane quello chiamato Della Taurocatapsia (cioè del Salto del Toro), rappresentante una cerimonia sacra in cui i partecipanti saltavano con un balzo la schiena di un toro. L'opera venne dipinta su una serie di alto rilievi in gesso: per questa ragione, gli storici dell'arte tendono oggi a considerarla più un'opera d'arte scultorea che pittorica.

Altri affreschi simili sono stati trovati un po' lungo tutto il bacino mediterraneo, in particolare in Marocco, ma la loro origine è ancora soggetta a molti dubbi. Alcuni storici sono convinti che furono artisti cretesi a recarsi in Nord Africa attraverso una specie di scambio professionale, una possibilità che certamente enfatizza l'importanza che l'affresco come forma d'arte aveva all'epoca. 

Nei secoli successivi, l'affresco fece la sua comparsa nella Grecia continentale, ma sfortunatamente solo pochissimi esempi di affreschi greci sono giunti fino a noi. A dire il vero, quelli meglio conservati non sono in Grecia, ma in Magna Grecia, cioé nell'Italia meridionale di oggi e più precisamente a Paestum, nell'attuale provincia di Salerno: si trovano all'interno di una tomba conosciuta come la Tomba del Tuffatore, in nome delle immagini rappresentate negli affreschi stessi. La figura di un tuffatore, per sempre immortalata nel momento del tuffo, è centrale nel ciclo affrescale della tomba, anche se l'affresco più grande, che decora l'intero perimetro della tomba, rappresenta un banchetto. Entrambe le immagini, in ogni caso, danno a noi uomini moderni, e in particolar modo agli storici, la possibilità di penetrare nel mondo greco di quei secoli e di addentrarci nella vita di tutti i giorni dell'epoca. Anche questa è la bellezza dell'arte. 

 

 

Pompei

 

Affreschi ritrovati a Pompei

 

Quando parliamo di affreschi di epoca Romana, la nostra mente va veloce e diretta a Pompei.

Infiniti strati di cenere e terriccio di origine vulcanica hanno protetto per migliaia di anni le città di Pompei, Ercolano e Stabia dal passare del tempo, restituendo al mondo moderno, quasi 20 secoli dopo quel fatale giorno di Ottobre, le vestigia meravigliose e uniche della grandezza dell'Impero Romano. 

Edifici, strade, fontane, case e negozi, tutto rimase come addormentato per secoli e secoli, sotto una coltre di nera terra, ed è proprio grazie a questo che lo stato di conservazione degli affreschi Pompeiani, possiamo dire oggi, non ha eguali. Al tempo stesso, è difficile non pensare all'ironia del tutto: un atto di distruzione assoluta come l'eruzione del Vesuvio del 79 DC, è stato anche il motivo della sopravvivenza di maestose opere d'arte e di architettura. Se il Vesuvio non avesse coperto Pompei con le sue ceneri, il passare del tempo, l'imperizia dell'uomo e le guerre avrebbero, molto probabilmente, lasciato molto poco per il piacere dei nostri occhi.

La tragedia di Pompei è divenuta lo specchio stesso di una civiltà e delle sue meraviglie, meraviglie che possiamo ancora oggi ammirare. 

 

La ricchezza e la bellezza degli affreschi Pompeiani

 

La prosperità di Pompei si basava soprattutto sull'agricoltura e sul commercio. Tale prosperità aveva reso la città un luogo ideale per il fiorire dell'arte. L'affresco era una forma d'arte particolarmente amata, soprattutto perché i romani amavano decorare le loro abitazioni in modo molto diverso da noi. Poco amanti dei mobili e delle suppellettili, i romani arredavano con la pittura: le pareti delle loro case non erano mai lasciate bianche o vuote, ma venivano decorate finemente da artisti specializzati nell'arte dell'affresco. 

Gli affreschi erano anche veri e propri status symbol: negli anni immediatamente precedenti al 79, Pompei era una città ricca ed amante del lusso, della ricchezza e della bellezza, fattori spesso ostentati sui muri dei "ricchi e famosi" dell'epoca. Così popolare era l'arte dell'affresco, che gli archeologi sono stati in grado di identificare una serie di artisti ricorrenti operanti in città. Specchi di bellezza, status symbols della ricchezza del paese, ma anche finestre nella storia, che ci permettono di vedere sprazzi della vita quotidiana dei suoi abitanti. Per esempio, a Pompei è stato trovato un affresco rappresentante eventi narrati da Tacito negli Annales e riguardanti una competizione sportiva sfociata in violenza tra Pompei e Nuceria Alfaterna (la Nuceria di oggi). L'affresco, oggi conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, immortala proprio il momento in cui la lotta si fece violenta, con una vivida completezza di dettagli. 

Come detto, i romani non amavano i mobili e lasciavano che fosse la pittura a decorare e riempire gli spazi delle loro case, da qui l'importanza dell'affresco nell'arte di Roma. Le pareti erano dipinte in toni monocromi di rosso, giallo o nero e poi impreziositi da figure danzanti, ghirlande, paesaggi. Le tecniche di applicazione del colore erano così avanzate da permettere agli affreschi di sopravvivere fino ad oggi, per centinaia di anni. Neanche oggi, con le tecniche di studio disponibili, i ricercatori sono stati in grado di identificare completamente i segreti degli artisti di Pompei. 

Ma l'affresco non era solo decorativo, aiutava anche a far apparire le case più grandi: a Pompei, anche le abitazioni dei nobili erano spesso di dimensioni limitate e la decorazione murale creava giochi di prospettiva che aiutavano a donare l'idea di spazi più grandi. Paesaggi armoniosi, scene bucoliche, maestosi scorci di mare e di cielo, alberi carichi di frutti colorati; tutto questo faceva da sfondo alle giornate casalinghe dei Pompeiani. 

Esempi altissimi dell'affresco Pompeiano sono quelli della Villa dei Misteri. L'affresco principale, che copre tutti i muri ancora esistenti della villa, rappresenta una miriade di enigmatiche figure danzanti, probabilmente durante le celebrazioni rituali dei Sacri Misteri. Questi affreschi sono tra in meglio conservati – e più visitati – a Pompei.

 

I Pompeiani erano piuttosto superstiziosi, come dimostrato dall'alto numero di amuleti e oggetti scaccia malocchio ritrovati dagli archeologi: ciondoli e simboli da portare sulla persona, spesso intorno al collo, erano molto comuni, così come lo erano piccole mani di bronzo forgiate in un gesto scaramantico, da portare in tasca o da lasciare in casa. Però, il simbolo propiziatorio più potente e diffuso, quello che ogni Pompeiano (e Romano) associava al benessere, alla salute ed alla ricchezza, era un altro: il fallo. Dipinti e sculture dei genitali maschili sono una costante a Pompei, ma dovremmo evitare di considerarli come semplici simboli sessuali; queste immagini erano considerate il simbolo propiziatorio più potente per salvaguardare o attirare benessere e salute e, quindi, la loro presenza per le strade e nelle case di Pompei poco aveva a che fare con il sesso. 

 

E' però sbagliato anche pensare che per i romani il sesso non fosse importante e Pompei ed i suoi abitanti non facevano certamente eccezione. Ancora oggi, uno dei siti più visitati in Pompei è il lupanare, la sua casa di tolleranza più grande, che veniva frequentata da centinaia e centinaia di uomini, di tutte le estrazioni sociali. A dire il vero, il lupanare non era l'unica opzione per un uomo in cerca di avventure: a Pompei, così come a Roma, anche le cameriere delle taverne, così come le schiave, fornivano prestazioni sessuali a pagamento. Niente di strano in tutto ciò: la prostituzione nell'Impero era cosa normale e la gente viveva la propria sessualità con pochissimi tabù.

È anche per questo che l'atto sessuale viene rappresentato così sovente sulle pareti delle case di Pompei, esplicitamente e in tutte le sue varianti. Gli affreschi erotici di Pompei e la naturalezza con cui apparivano nel contesto quotidiano della gente dell'epoca aumentano, se possibile, ancora di più l'immenso gap sociale tra noi e i romani dell'Impero. Questi affreschi sono visitabili, ma sono aperti solo ai maggiorenni! 

 

Religione e spiritualità sono un'altra enorme fonte di ispirazione per i pittori di Pompei. Queste rappresentazioni, in cui gli dei avevano sembianze umane, erano presenti in tutte le case e avevano fini prettamente decorativi. Tra gli affreschi Pompeiani a sfondo religioso più conosciuti sono Il Matrimonio di Marte e Venere, Il Matrimonio di Giove, Narciso alla Fontana. 

Questi affreschi furono, per molti Pompeiani, un mezzo per mostrare il proprio status sociale e la propria ricchezza: erano ricchi in composizione e colori, e paragonabili, in intento e fine, alla pittura barocca settecentesca. Questo bisogno di ostentare, attraverso l'arte, ricchezza e benessere, è stato interpretato come rappresentazione di un'insicurezza umana ed economica molto profonda, esacerbata dal fatto che, nei 20 anni precedenti l'ultima fatale eruzione del Vesuvio, Pompei era stata vittima di altre tragedie naturali, incluso un disastroso terremoto. In questo, Pompei era molto moderna, così come lo erano i suoi cittadini, con le loro paure e le loro abitudini. 

 

Una nostra interpretazione dell'arte affrescale Pompeiana

 

L'affresco nel mondo antico

 

Lo spirito che attraversa gli affreschi protocristiani del secondo e terzo secolo Dopo Cristo è molto diverso da quello ritrovato a Pompei. I primi Cristiani usarono l'affresco per decorare le Catacombe, e lo fecero con simboli cristologici e scene della Bibbia. La natura sacra dell'affresco era anche caratteristica in Asia e nell'odierna Europa Orientale: gli archeologi hanno ritrovato affreschi a sfondo religioso a Liao-Yang (100 a.C,) e Tun-Huang (500-800 d.C.) in Cina, e ad Ajanta (500-700 d.C.) in India, questi ultimi rappresentanti scene della vita del Buddha e delle sue reincarnazioni. Affreschi in stile bizantino, dipinti tra il 500 e il 1300 sono stati ritrovati in Russia, Ucraina e Francia. 

 

Storia della Pittura: gli Affreschi II